Trasferirsi all’estero è oggi la scelta preferita dai cittadini italiani che desiderano cambiare stile di vita, alleggerire la pressione fiscale o cogliere nuove opportunità lavorative. E cercare di riacquistare fiducia nel proprio futuro.
Tuttavia, uno degli errori piĂ¹ comuni è pensare che basti vivere fuori dai confini nazionali per non essere piĂ¹ soggetti alla tassazione italiana.
La realtà è ben diversa.
Infatti la cancellazione della Residenza Fiscale in Italia e il Trasferimento all’estero devono essere progettati con competenza e cura.
Per questo ho costruito per voi tutti questa guida aggiornata al 2025.
Insieme esploreremo in modo chiaro, pratico e documentato cosa dovete fare per cancellare la residenza fiscale in Italia, quali sono le implicazioni legali e fiscali, e cosa fare concretamente per trasferire la propria posizione fiscale all’estero nel rispetto delle nuove norme vigenti.
Cos’è la residenza fiscale in Italia
Secondo l’art. 2 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR – D.P.R. 917/1986), una persona fisica è considerata fiscalmente residente in Italia se, per la maggior parte del periodo d’imposta (almeno 183 giorni anche non consecutivi), si verifica anche solo una delle seguenti condizioni:
- è iscritta all’anagrafe della popolazione residente;
- ha il domicilio in Italia, inteso come il centro principale dei propri affari e interessi (art. 43 c.c.);
- ha la residenza in Italia, ovvero la dimora abituale (art. 43 c.c.).
Questo punto è fondamentale e spesso sottovalutato: anche se vivete fisicamente all’estero, potreste essere ancora considerati residenti fiscali in Italia se mantenete una o piĂ¹ di queste condizioni. Ho visto molti casi di persone che, pur vivendo da anni all’estero, si sono ritrovate a dover affrontare contestazioni fiscali proprio per non aver compreso a fondo questo concetto.
Le novitĂ introdotte dal D.Lgs. 209/2023
La recente riforma fiscale del 2023, entrata in vigore dal 1° gennaio 2024, ha apportato cambiamenti significativi al concetto di residenza fiscale, che, a mio avviso, meritano particolare attenzione. Le modifiche principali sono:
- la maggiore enfasi sulla presenza fisica effettiva nel territorio dello Stato;
- la ridefinizione del concetto di domicilio, che ora comprende in modo piĂ¹ chiaro anche i legami personali e familiari;
- l’introduzione del principio secondo cui la residenza si valuta sulla base di frazioni di giorno, con l’effetto che anche soggiorni brevi ma ripetuti in Italia possono incidere.
La differenza tra residenza anagrafica, fiscale e effettiva
Durante questi anni di supporto agli italiani, mi sono accorta che le persone, la cui maggior parte sono avulse dalla terminologia giuridica, confondono questi tre concetti che sono invece ben distinti. Inquadriamoli distintamente:
- Residenza anagrafica: è la registrazione pura e semplice presso un comune italiano e serve a fini amministrativi.
- Residenza fiscale: è la condizione giuridica che determina il luogo di tassazione dei redditi.
- Residenza effettiva: è dove una persona vive realmente, anche se non registrata ufficialmente.
La residenza fiscale puĂ² emergere anche da un comportamento di fatto, ed anche in assenza di registrazioni formali.
Come cancellare la residenza fiscale in Italia
Per non essere piĂ¹ considerati residenti fiscali in Italia, è necessario seguire alcuni passaggi fondamentali :
- Cancellarsi dall’anagrafe della popolazione residente del proprio comune;
- Iscriversi all’AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero);
- Trasferire il centro dei propri interessi personali e patrimoniali all’estero;
- Documentare in modo puntuale il proprio stile di vita nel nuovo paese.
Come in molti credono: la sola iscrizione all’AIRE non basta. Bisogna anche dimostrare con elementi concreti e tangibili, di aver stabilito la nuova residenza all’estero, e cioè la propria vita quotidiana, i propri interessi familiari e di business.
L’importanza dell’AIRE: obblighi e vantaggi
L’iscrizione all’AIRE è obbligatoria per tutti i cittadini italiani che si trasferiscono all’estero per piĂ¹ di 12 mesi. Comporta diversi vantaggi che vale la pena considerare:
- possibilità di votare all’estero;
- accesso a servizi consolari (documenti, certificazioni);
- protezione consolare;
- riconoscimento del trasferimento all’estero anche a fini fiscali.
Ritengo che l’iscrizione all’AIRE sia un passaggio imprescindibile per chi vuole costruire una nuova vita all’estero in maniera trasparente e legalmente corretta. Per non dormire preoccupati.
I rischi per chi non si cancella correttamente
Ho collaborato con numerosi italiani che, pur vivendo da anni all’estero, vengono ancora considerati fiscalmente residenti in Italia, e si meravigliano per questo. Ecco una delle possibili cause:Â
- non si sono mai cancellati dall’anagrafe;
- non si sono iscritti all’AIRE;
- continuano ad avere a proprio nome utenze ed immobili, o interessi economici in Italia;
- passano troppo tempo fisicamente in Italia durante l’anno.
Queste situazioni portano spesso a contestazioni da parte dell’Agenzia delle Entrate, con conseguenti accertamenti e, nei casi peggiori, pesanti sanzioni. Vi garantisco che prevenire è sempre meglio che curare, soprattutto quando si parla di fisco.
Trasferirsi in Paesi a fiscalitĂ privilegiata: in cosa consiste l’inversione dell’onere della prova
L’art. 2, comma 2-bis del TUIR stabilisce che i cittadini italiani che si trasferiscono in paradisi fiscali o territori a fiscalitĂ privilegiata, sono “presumibilmente” considerati comunque residenti in Italia, salvo prova contraria che deve essre concretamente esibita dal cittadino italiano all’estero. In altre parole:
Se vivi in un paese a fiscalitĂ privilegiata la legge presume la tua residenza fiscale in Italia, e sta a te dimostrare che vivi veramente nel paradiso fiscale.
Diffusamente certe persone, al contrario, pensano di dover nascondere che vivono in un paradiso fiscale.
Questa è una differenza sostanziale rispetto al trasferimento in tutti gli altri Paesi- Non Paradisi, dove l’onere della prova ricade, invece, sull’amministrazione finanziaria. Se state considerando un trasferimento verso giurisdizioni in black list (cambiano ogni anno e potrebbero essere diverse per l’Italia rispetto ad altri paesi) o a bassa tassazione, sappiate che dovrete munirvi di prove ancora piĂ¹ solide e documentate.Â
Come dimostrare la residenza effettiva all’estero: documentazione utile
Ecco un elenco di documenti che possono essere usati come prova:
- contratto di locazione o acquisto immobile nel nuovo paese;
- bollette di utenze;
- tessera sanitaria estera;
- iscrizione a scuola/universitĂ dei figli;
- conti correnti bancari;
- partecipazione a eventi, club, attivitĂ sportive;
- contratto di lavoro o partita IVA locale;
- certificato d’iscrizione al sistema fiscale locale;
- scontrini fiscali e fatture emesse nel nuovo paese.
Per costruire la propria “botte di ferro” il mio consiglio è conservare meticolosamente tutta questa documentazione. Il modo piĂ¹ facile è gestirla in modo sistematico con un backup digitale per prevenire deterioramenti negli anni e poterla avere sempre a portata di mano.
La giurisprudenza italiana: le sentenze chiave
La Corte di Cassazione ha chiarito in piĂ¹ occasioni alcuni principi fondamentali su cui non guasta are luce :
- anche in presenza di iscrizione all’AIRE, il mantenimento di interessi affettivi ed economici in Italia puĂ² essere causa di residenza fiscale in Italia (Cass. 21970/2015);
- la residenza si valuta in base alla sostanza dei fatti e non solo in base agli adempimenti formali (Cass. 16634/2018);
- le presunzioni fiscali sono legittime, ma devono essere supportate da elementi oggettivi che dimostrano a la propria residenza effettiva (Cass. 25979/2023);
- nel 2024 (Cass. 8995/2024) è stato ulteriormente ribadito che la residenza è un concetto sostanziale, non meramente formale.
Esempio di un caso pratico per un trasferimento alle Bahamas
Luca (nome inventato) si trasferisce alle Bahamas alla fine del 2021. Diligentemente si iscrive subito all’AIRE, apre un conto bancario locale, prende in affitto un appartamento e si iscrive al sistema sanitario. Dopo un certo tempo riceve un’avviso di comunicazione da parte del fisco italiano col sospetto che la sua sia una residenza fittizia. Luca aveva pedissequamente seguito i nostri consigli: conservato tutta la documentazione necessaria tipo contratti, bollette, scontrini, biglietti aerei, prove di vita sociale (si era iscritto anche al ClubMacFit360). Quindi presenta tutta la documentazione richiesta. Il fisco italiano ha dovuto archiviare l’indagine, riconoscendo l’effettiva residenza alle Bahamas.
Questo esempio è sufficiente a dimostrare quanto sia semplice prepararsi adeguatamente fin dall’inizio.
Il nodo dei legami familiari e degli immobili in Italia
Un altro punto particolarmente critico, che ho visto creare pesanti problemi a molti clienti, riguarda il mantenimento di forti legami in Italia.
Se la tua famiglia (moglie/marito e figli) resta in Italia, l’Agenzia delle Entrate puĂ² considerare che tu abbia mantenuto il domicilio fiscale in Italia. Lo stesso vale se:
- possiedi un’abitazione di proprietà ancora abitabile;
- mantieni utenze attive a tuo nome;
- hai attivitĂ economiche attive (es. SRL o partita IVA).
In questi casi il trasferimento della propria residenza fiscale all’estero richiede solo una pianificazione piĂ¹ accurata, per essere sicuri di non passare neanche nella mente dell’Agenzia delle Entrate.
I nomadi digitali e lo smart working: attenzione alla sede effettiva
Anche se da certe parti si è fatto credere, lavorare da remoto in un paese diverso dall’Italia, non garantisce automaticamente l’esenzione dalla residenza fiscale italiana. Se lavori per clienti italiani o trascorri molti giorni in Italia durante l’anno, rischi seriamente di essere considerato residente fiscale italiano, anche se non hai piĂ¹ la residenza anagrafica in Italia.
La mia raccomandazione per i nomadi digitali è di documentare con particolare attenzione i propri spostamenti e seguire le regole su esposte per una residenza fiscale corretta.
Le convenzioni contro la doppia imposizione
Un aspetto positivo per chi vuole vivere all’estero è che l’Italia ha firmato oltre 100 accordi per evitareal cittadino la doppia imposizione fiscale. Questi trattati stabiliscono, tra l’altro, il criterio del cosiddetto tie-breaker per determinare la residenza fiscale in caso di doppia residenza:
- Luogo dell’abitazione permanente;
- Centro degli interessi vitali;
- Giurisdizione di soggiorno abituale;
- NazionalitĂ Â
Implicazioni sanitarie: cosa cambia per chi si iscrive all’AIRE
Un aspetto pratico ma fondamentale riguarda l’assistenza sanitaria.
Con l’iscrizione all’AIRE:
- non si ha piĂ¹ diritto al SSN (Servizio Sanitario Nazionale), tranne che per le prestazioni urgenti;
- nei Paesi UE si puĂ² attivare la TEAM (Tessera Europea Assicurazione Malattia);
- fuori dall’UE, serve una copertura assicurativa privata o verificare l’esistenza di accordi bilaterali
Per esperienza, vi consiglio di non sottovalutare questo aspetto e di informarvi con anticipo sulle opzioni disponibili nel vostro paese di destinazione.
La fiscalità delle criptovalute per chi si trasferisce all’estero
Se possiedi criptovalute e ti trasferisci all’estero, è fondamentale cancellare la tua residenza fiscale in Italia per evitare l’applicazione delle norme italiane sulla tassazione delle plusvalenze.
Alcuni Paesi (es. Portogallo, Emirati Arabi, Panama) non tassano le plusvalenze su crypto. Tuttavia, l’Italia potrebbe ancora rivendicare la tassazione se non dimostri il trasferimento effettivo, come su indicato.
Conclusioni
Cancellare la residenza fiscale in Italia non è solo una formalità burocratica, ma un processo articolato che richiede attenzione, prove concrete e continuità . Chi desidera espatriare deve pianificare ogni dettaglio in anticipo, per evitare problemi con il fisco italiano e vivere serenamente nel proprio nuovo paese.