Cosa devono fare gli italiani che vogliono trasferire la propria residenza in Inghilterra?
Sono cambiate le regole dopo l'uscita dell’Inghilterra dall’Unione Europea? In questo articolo troverete questo e altro.
Geografia dell'Inghilterra
L'Inghilterra (la capitale, Londra, è capitale anche del Regno Unito) viene spesso definita impropriamente Regno Unito, mentre è solo una delle quattro nazioni costitutive del Regno. Le altre tre sono la Scozia (con capitale Edimburgo), il Galles (con capitale Cardiff) e l'Irlanda del Nord (con capitale Belfast). Queste 4 nazioni condividono la Regina, il Primo Ministro, il Capo di Stato e la moneta nazionale, la sterlina.
Riguardo le decisioni durante le riunioni parlamentari, Scozia, Galles ed Irlanda sono solite astenersi nelle decisioni riguardanti la sola Inghilterra.
Conosciuta per il suo clima continuamente piovoso, dalle instabili giornate di sole, l'Inghilterra è un territorio composto perlopiù da pianure e colline, almeno per la parte meridionale e centrale dell'isola. A nord alcune montagne più o meno prominenti svettano, regalando anche uno stile di vita più tranquillo, per alcuni definibile addirittura “noioso”.
Se ci si vuole trasferire in Inghilterra per vivere l'ebbrezza di una vita frenetica e ricca di vita sociale ed eventi mondani, non è il caso di spingersi troppo a nord.
Costo e qualità della vita
Londra è famosa a livello mondiale per il suo costo della vita non certamente basso.
Secondo le stime di Numbeo, tra affitti e beni di consumo, la capitale inglese arriva a superare il costo della vita fino al 40% quello della capitale italiana, già di suo non esattamente economica. Nonostante lo stipendio medio del Paese si aggiri intorno alle 2600£, quando si va a considerare l'affitto di un monolocale in città subito partono numeri imbarazzanti, con 1700 GBP (sui 1900€) e passa sterline per il centro e 1200 GBP (poco meno di 1400€) per la periferia.
Londra può considerarsi una terra promessa per quanto riguarda la ricerca di un nuovo lavoro, ma è anche il luogo dove, soprattutto per giovanissimi e nomadi digitali, è possibile condividere i costi con altri, per vivere meglio.
Andare a vivere in Inghilterra, nelle città fuori Londra, non migliora di molto la situazione se si ha intenzione di fare grossi risparmi. ma diventa certamente più abbordabile. Arrivando a Southwark, ad appena qualche km, il costo della vita è ridotto del 50% circa rispetto la sede del Big Ben, mentre ad Harlow, ad ormai più di 30km di distanza, la situazione migliora ancora, cominciando però ad essere un posto indubbiamente più “appartato” rispetto alla City.
Nel caso ci siano dubbi riguardo la convenienza degli spostamenti, un monolocale alla periferia di Southwark può costare circa 500£, con qualche spesa extra e qualche minuto in più per raggiungere Londra.
Foto di Ian Cylkowski, Unsplash
Salute e benessere
Come prevedibile, il fenomeno Brexit sta cambiando il sistema sanitario inglese. Va infatti considerato che finora l'NHS (National Health Service) si faceva carico gratuitamente delle spese di cittadini europei e inglesi, per quanto riguarda il pronto soccorso, i trattamenti medici e l'odontoiatria. Al momento, per continuare a ricevere questi benefici senza essere residenti fissi, è necessario registrarsi con un certificato denominato “S1”, entro il 31 Dicembre 2020.
Il sistema richiede il possesso di una Tessera Sanitaria europea (EHCI), o essere studenti, ma vi è anche la necessità di aver lavorato versando contributi in un Paese europeo (o anche Liechtenstein, Svizzera, Norvegia e Islanda) oppure aver percepito pensioni o benefici simili.
Per chi vuole andare a vivere in Inghilterra e avrà bisogno di assistenza sanitaria dopo il 31 Dicembre 2020, se non sarà stabilmente residente nel Paese, sarà trattato da “oversea visitor” e saranno applicati dei costi per eventuali trattamenti medici, in base al tariffario nazionale.
A livello d'infrastrutture e qualità sanitaria, l'Inghilterra pare reggere bene il confronto con gli altri sistemi europei. Tuttavia, secondo l'EHCI 2018 i britannici, per quanto felici del loro sistema nazionale, vivono fra inefficienze e ritardi di vario tipo, arrivando a perdere così tanti punti, da scendere al sedicesimo posto su 35 totali, battuta dalla sola Irlanda nella categoria “Accessibilità”.
La situazione post-Brexit si prevede peggiorerà ancora, e di molto, per le cose che già erano piuttosto volte al peggioramento secondo l'EHCI.
Opzioni di visto, residenza e cittadinanza
I permessi di visto e residenza, ora in fase di transizione, cambiano col post-Brexit.
Fino al 31 Dicembre 2020 è stabilito il periodo di transizione per cui non cambia pressoché nulla. La data indicata infatti segna l'effettiva uscita dell'Inghilterra dall'Unione Europea e, fino a quel giorno, tutti gli accordi UE riguardo la libera circolazione di persone e merci rimangono validi.
Visto
Andare a vivere in Inghilterra dopo il 31 Dicembre di quest'anno, richiederà la compilazione di una richiesta telematica per il rilascio di un visto temporaneo (temporary visa) per tutti gli stranieri in ingresso. La durata è di 90 giorni, improrogabili.
La richiesta va presentata almeno 3 giorni prima della partenza.
Residenza
La fuoriuscita dell’Inghilterra dall’UE impone il rispetto delle regole per un periodo di transizione fino al 31 dicembre 2020. Quindi ci si può trasferire in Inghilterra con le regole pre-Brexit, solo entro il 31-12-2020.
Per inquadrare il da farsi, meglio sapere che la residenza in Inghilterra contempla due status giuridici in capo all'immigrato: Settled e Pre-settled.
Per acquisire uno di questi due status è necessario essere residenti in UK entro il 31-12-2020.
Il Settled Status oggi, è riservato a chi ha avuto la residenza e ha vissuto in UK per cinque anni alla data d'uscita effettiva del paese dall'Unione Europea.
Ne discende che, chi vuole andare a vivere in Inghilterra ora, ed entro il 31 Dicembre 2020, può acquisire il Pre-Settled Status come cittadino europeo (o SEE, nell’ipotesi che l’Italia uscisse dall’UE entro quella data).
Questo Pre-Settled Status potrà essere convertito in Settled Status una volta trascorso un periodo di residenza continuativa di 5 anni.
Bisogna tener presente che il Pre-Settled status ha lo svantaggio di concedere allo straniero residente, un periodo di tempo minore da trascorrere all’estero: solo 2 anni. Inoltre, ciascun interessato deve tenere conto che il periodo in cui è fuori dal paese, viene sottratto al computo dei 5 anni per la dichiarazione dello status Settled.
La residenza è ottenuta presentando regolare contratto di locazione e documenti che si riferiscono all’attività lavorativa, comprese fatture ed estratti conto per chi lo ha già. Per gli studenti sarà necessario richiedere il permesso per continuare a studiare dopo il 30 Giugno 2021.
Risiedere in Inghilterra permette di vivere e lavorare nel Paese, così come accedere ai servizi sanitari.
Cittadinanza
Per ottenere la cittadinanza in UK, è necessario acquisire il Settled Status (“status stabile”). Questo viene ottenuto dopo aver trascorso 5 anni di residenza continuativa. Di conseguenza, dopo aver vissuto 12 mesi effettivi, una volta trascorsi i 5 anni, si ottiene automaticamente la residenza permanente in UK. Altri requisiti che devono essere presenti sono: la conoscenza dell’inglese, avere l’intenzione di vivere nel paese, aver superato l’UK test, ed essere di buon carattere.
Un metodo semplice (se si posseggono i requisiti) per ottenere lo status di cittadini è la naturalizzazione. Questo processo si applica solo a cittadini maggiorenni; necessario il certificato del casellario giudiziale per i precedenti 10 anni alla richiesta; avere una vita continuativa in territorio inglese (i cui requisiti sono variabili, ma solitamente sono composti dalla dimostrazione di residenza attiva nel Paese) ed dimostrare d'essere esperti nella lingua inglese almeno al livello B1.
Infine, per ultimare la naturalizzazione, viene richiesto un test di 24 domande da rispondere in 45 minuti. Gli argomenti riguardano le tradizioni britanniche e la società, oltre a materie legali di ordine quotidiano.
Per essere eleggibili alla naturalizzazione, non si deve aver vissuto per più di 450 giorni fuori dal Regno Unito nei 5 anni antecedenti la richiesta, né 90 giorni nell'ultimo anno trascorso. Ovviamente, è necessario essere stati sempre in regola con il permesso di soggiorno.
Nel post-Brexit, si può richiedere la cittadinanza 12 mesi dopo l'ottenimento del Settled status.
Se il proprio coniuge è già di cittadinanza britannica, i tempi richiesti vengono dimezzati, ma si mantengono tutti gli altri requisiti.
I costi, al momento, per l'intera procedura si aggirerebbero attorno alle 1330£ per gli adulti e 1012£ per i minori. I tempi della procedura sono variabili e, in questo specifico momento, possono arrivare anche a 90 giorni, prima di poter richiedere il passaporto britannico.
Brighton. Foto di Roman Grac, Pixabay
Opzioni e benefici particolari
Oltre al citato problema dell'accessibilità sanitaria, il problema sostanziale risiede ora nel clima piuttosto diviso all’interno del Paese. Come ha mostrato il referendum sulla Brexit, la popolazione britannica ha tuttora le idee un po' confuse, e questi animi sono esacerbati da parti politiche particolarmente vogliose di creare ancora più incertezza.
Vivere da stranieri in Inghilterra è quindi diventato meno accogliente, ma ancora possibile. Il multiculturalismo pre-esistente non è certo venuto meno e, tolti i casi di persone ossessionate negativamente dall'immigrazione, il trattamento è favorevole.
Le opportunità lavorative e formative andranno, inevitabilmente, a calare man mano che le banche e le sedi europee di alcune aziende verranno spostate dal territorio britannico, per non rimanere intrappolati in tassazioni “temporanee”.
Già alcuni istituti bancari sono in fuga e diverse aziende hanno già cominciato le procedure per spostare le proprie sedi, come Sony, Dyson e Panasonic.
Nonostante questo quadro non esattamente ottimo, le opportunità formative e quelle professionali potrebbero comunque essere più favorevoli di quelle in patria, a patto si sappia cercare e prepararsi ai risvolti nel futuro prossimo.
Per le aziende, invece, la musica è differente: la velocità con cui si può aprire un'attività rimane sicuramente un punto a favore, assieme alle imposizioni fiscali basse. Per quanto riguarda investitori ed imprenditori, l'Inghilterra rimane un ottimo polo commerciale, anche se la Brexit ha colpito anche qui, con la svalutazione della sterlina ed eliminando la possibilità di accedere alle agevolazioni europee.
Ovviamente anche le strategie che assumerà il Paese vengono modificate in tempo reale, complice un disastro economico mai verificatosi nella storia, provocato dal COVID-19.
Opportunità di affari e investimento
Come è intuibile dai prezzi degli affitti e acquisti delle case, la maggior parte dell'opportunità di investimento risiede proprio nel mercato immobiliare. Grazie ad un'imposta sul Capital Gain oscillante fra il 10 e il 28% (a cui vanno aggiunte 11.100£, equivalenti a 12.700€, annuali per la franchigia) e del tutto evitabile in regime fiscale di “non residenti”, sia la compravendita di partecipazioni e shareholdings, sia il mercato immobiliare, rappresentano un settore assolutamente proficuo per gli investimenti.
La tassazione per le persone giuridiche, la quale viene completamente annullata nel caso di startup innovative e con vari benefici per le attività impegnate nell'R&S, apre le porte a molte idee. Sebbene la Brexit abbia complicato abbastanza vivere stabilmente nel Paese, la presenza dell'Inghilterra nell'EFTA (European Free Trade Association) e negli accordi WTO (World Trade Association) significano anche un impatto negativo di gran lunga minore sul settore economico.
Sistema fiscale dell'Inghilterra
Oggi l’Inghilterra è uscita dall’Europa e questo si rifletterà su una serie di possibili cambiamenti legislativi in tempi brevi.
Il principio che regola la fiscalità internazionale dello UK è quello della “worldwide taxation”, ovvero il reddito dei residenti è tassato a livello mondiale, per cui si viene tassati sui propri redditi in qualsiasi parte del mondo si fatturi.
Esiste l'opportunità di qualificarsi come contribuente "Non-domiciled Resident" e scegliere anno per anno fra 2 trattamenti per pagare le imposte sul "arising basis" (reddito mondiale), oppure sul "remittance basis" (per remittance si intende quella parte di reddito estero, che si trasferisce in UK). Pertanto, fino a che il reddito estero non è depositato in un conto bancario inglese, non è tassato. Ovviamente in presenza di reddito ed utili prodotti in UK, anche se si sceglie la "remittance basis", l'imposizione fiscale sui redditi del territorio, sarà quella tradizionale prevista dal governo UK.
Da considerare che lo status Non-Dom, e la scelta di pagare su "remittance basis", viene verificata costantemente e in modo insistente dall'HRMC che vuole sapere se, e in quali circostanze, lascerete lo UK in futuro (questa è la condizione per accedere alla scelta di pagare le tasse su "remittance basis").
In ogni caso, anche se scelto, il trattamento fiscale basato sulle remittance, non si applica agli utili imponibili imputabili ai sensi di una polizza di assicurazione sulla vita, o rendita vitalizia, o una polizza di rimborso del capitale: queste sono imponibili sull'intero importo risultato nell'anno fiscale, indipendentemente siano rimesse o meno.
L' effetto importante di preferire il trattamento delle remittance, comporta l'automatica rinuncia da parte del contribuente a qualsiasi diritto ad avere l'esenzione per quelle plusvalenze esenti da imposta.
Inoltre, nell'ipotesi che l'individuo sia residente in UK per 7 anni, nei nove anni precedenti, e voglia scegliere il trattamento delle rimesse, deve pagare una tassa di 30.000 GBP per anno.
SE il richiedente è un "Non-Dom" ed è residente in UK da 12 anni, nei 14 anni precedenti, dovrà pagare una tassa pari al doppio, cioè 60.000GBP.
In UK la scelta sul tipo di trattamento può essere differente di anno in anno, proprio per consentire al contribuente di fare i suoi calcoli sul quantitativo di tasse che gli conviene pagare in un certo periodo specifico.
London Bridge. Foto di Benjamin Davies, Unsplash
Tassazione sui redditi della persone fisiche
Una prima attenzione va data ai Residenti Non-Domiciliati. Dal 6 aprile 2017, se una persona domiciliata fuori dal regno (=Non Dom) è stata residente nel Regno Unito per più di 15 anni negli ultimi 20 anni fiscali, viene considerata dal Governo UK, responsabile fiscalmente in UK per tutte le tasse.
In questo caso viene quindi a decadere per i Non-Dom, la possibilità di richiedere in opzione il trattamento sulla base di rimessa come calcolo fiscale.
Pertanto andare a vivere in Inghilterra significa, per il Non -Dom che ha risieduto per 15 anni, essere equiparato ad un domiciliato in UK e quindi pagare le tasse sui propri guadagni in tutto il mondo.
Il reddito percepito oggetto d'imposizione fiscale, è considerato al netto di tasse, divise per varie fasce, in un modello definito “Pay As You Earn” (PAYE):
Per le entrate 2019/2020:
- 0% fino a 5000£, (solo per i redditi da risparmio)
- 20% da 0 fino a 37.500£,
- 40% da 37.501 a 150.000£ e
- 45% per i redditi sopra 150.000£.
A questi numeri vanno aggiunte le ritenute per servizi previdenziali e sociali, noti come National Insurance Contribution.
Per i dipendenti, le imposte sono pagate dai datori di lavoro, senza bisogno di una dichiarazione dei redditi annuale. I resoconti sono disponibili nelle buste paghe ricevute, definite “Payslip”.
Con le stesse fasce di reddito vengono tassati i dividendi:
- prima fascia di reddito fino a 49440,00€ al 7,5%,
- 32,5% per la seconda fascia di reddito fino a 14.300,00€ e
- 38,1% per la terza corrispondente ad un reddito di 172.500,00€.
Le aliquote in UK cambiano di anno in anno, pertanto se volete fare calcoli esatti, tenetene conto.
Inoltre consigliamo sempre di verificare il cambio sterlina/euro dato il periodo storico di massima volatilità delle valute.
Una precisazione sulle rimesse
Molto spesso ci chiedono in cosa consistono le rimesse, o più precisamente, se le rimesse si limitano al deposito di denaro in un conto UK. Giusto dubbio. Infatti la rimessa non si esaurisce solo nei casi di introduzione di denaro nello stato.
Se per esempio il contribuente compra un dipinto all'estero usando il proprio reddito estero, e poi lo porta a casa, questo oggetto costituisce una rimessa ai fini dell'imposizione fiscale in UK, perché deriva o comprende il reddito estero.
Un altro esempio è l'acquisto di un immobile al di fuori del Regno usando il reddito estero.
Nel momento in cui questo immobile venisse venduto e col ricavato si acquistasse un altro immobile nel Regno, questo acquisto è considerato una rimessa perché quel reddito estero è stato usato per comprare qualcosa nel territorio. In altre parole è un reddito estero che è entrato nel territorio incorporandosi nell'immobile.
Capital Gains (CGT/plusvalenze)
Per l'anno 2019/2020 in UK è previsto un importo di 12.000 GBP che non viene considerato tassabile.
Gli utili compresi nella fascia tariffaria fino a 37500GBP, sono tassabili al 10%. Mentre, gli utili compresi al di sopra della soglia corrispondente all'aliquota superiore, vengono tassati al 20%.
In generale, il ventaglio delle aliquote va dal 7.5% al 28.1%
L'aliquota d'imposta sugli utili imponibili relativamente agli immobili residenziali ha un tasso base del 18%, mentre quella più alta è del 28%.
Dall'aprile 2020 i residenti in UK, devono pagare le tasse sui propri immobili residenziali che generano un guadagno imponibile.
Infine per quanto riguarda le azioni detenute dal contribuente, esistono regole speciali per identificare le azioni cedute da altre azioni. E' impedito il fenomeno del "bed and breakfasting, cioè la vendita ed il riacquisto a breve termine di azioni.
Reddito da Royalties
Le royalties fanno parte del reddito complessivo e sono tassabili secondo gli scaglioni previsti. Se si sostengono spese per produrre esclusivamente il reddito da royalties, queste spese sono deducibili.
NIC per il lavoratore autonomo
Per il National Insurance, equivalente al nostro Inps, il lavoratore indipendente paga:
- il 9% sui redditi compresi fra 8632 GPB e 50.000 GBP
- Il 2% sui redditi oltre i 50000 GPB (quasi 56000€)
Vicoli di Londra. Foto di PublicDomainPictures, Pixabay
Tassazione sui redditi da impresa (autonomi/professionisti e società)
Il sistema fiscale in UK è basato sul principio della worldwide taxation, per cui le società residenti sono tassabili sui loro profitti in tutto il mondo.
La Corporate Tax in UK disciplina anche le società non residenti, in base al principio di “separate enterprise”. Questa definizione denota un’impresa distinta e separata dalla società non residente in UK: esse sono responsabili fiscali in riferimento agli utili commerciali attribuiti alla PE (società con un Permanent Establishment, cioè una società che commercia nel Regno Unito attraverso una stabile organizzazione, la quale può essere costituita da una succursale o da un agente che agisce per conto della società). L’imposta non investe solo gli utili ma anche i proventi e le plusvalenze attribuibili a tale PE. Potrebbero essere da considerare anche altre passività come l’Iva, l’imposta di bollo o le tasse sulla proprietà.
Dall’Aprile 2020, le società non residenti saranno soggette all’imposta sulle società, e non all’imposta sul reddito, per il reddito ricevuto dalle proprietà nel territorio.
Una considerazione molto interessante per coloro che vogliono andare a vivere in Inghilterra: molte società operanti nel territorio godono della disciplina favorevole di una vasta gamma di trattati fiscali che, insieme all’esenzione dai dividendi, rende il sistema fiscale delle società in Regno Unito abbastanza simile ad una giurisdizione ispirata al principio di fiscalità territoriale.
L’aliquota fiscale applicata dal 1-04-2019 è pari al 19%.
Se gli utili imponibili si riferiscono ad attività su brevetti, l’aliquota fiscale è del 10%.
Non esistono regimi speciali per tipi o grandezze di società, tutte sono parificate fiscalmente davanti alle loro responsabilità. Solamente le compagnie d’assicurazione-vita, il settore bancario e petrolifero, hanno aliquote specifiche d’imposta.
Come già accennato, la plusvalenza è tassata con aliquote che vanno dal 10 al 28%. Interessi e canoni subiscono invece un'aliquota del 20%, tranne per alcune eccezioni.
Le varie misure contro la frode fiscale, come quelle sul Transfer Pricing, un tema molto sentito nel Regno Unito, non sono applicate alle cosiddette “Small Companies”, permettendo più libertà negli investimenti.
Donazioni e imposte sulla successione
Le uniche tasse applicate sono la Inheritance Tax, con aliquota del 40% per i beni superiori a 325.000£.
Sono stati stipulati trattati fra UK e Italia, relativi a impedire problemi di doppia imposizione, permettendo di pagare le tasse solo nel paese dove si ha effettiva residenza fiscale.
Iva
L'aliquota in vigore sul valore aggiunto è del 20%, ridotta al 5% per alcuni beni e servizi specifici come l'energia elettrica domestica ed alcuni prodotti per bambini, come i seggiolini per auto.
Vi è, inoltre, l'esenzione totale dell'IVA per alcune categorie di prodotti legate all'infanzia, come vestiti o alimenti, oppure per attività sportive, visite ai musei, alcune cure mediche, costruzione di edifici per abitazioni, libri e riviste, alcuni servizi finanziari e assicurativi. Alimenti e bevande per il consumo umano sono esentasse.
Purtroppo, come prevedibile, il fenomeno Brexit significherà un cambiamento a breve di tutto quello appena espresso, con particolare attenzione alle categorie di beni e servizi attualmente esentasse e una variazione di quali subiscono riduzioni.
Sistema di previdenza sociale (Social Security System)
Andare a vivere in Inghilterra significa dover fare i conti con il National Insurance, in lingua madre. Il sistema di previdenza sociale britannico viene gestito tramite l'Her Majesty Revenue & Customs (HMRC), praticamente l'agenzia delle entrate inglese.
Si accede tramite il NIN, National Insurance Number, che corrisponde al nostro codice fiscale, per identificare i lavoratori nel sistema fiscale. Si ottiene tramite un colloquio con un Jobcenter e i tempi di lavorazione sono fra le tre e quattro settimane.
Anche nel caso della National Insurance, i contributi maturati nel Regno Unito fino al 31 Dicembre 2020 valgono nel computo totale dei territori UE e sono trasferibili esentasse. Incerto, invece, il destino dei contributi versati fino a quel momento dopo la data indicata, rendendo di fatto concreto il rischio di vederne persi una parte. Una misura offerta dall'HMRC vede la possibilità di passare i contributi per la totalizzazione in Italia, ma al costo del 40% dell'importo totale versato fino a quel momento.
Un workaround di questi malfunzionamenti fiscali risiede nell'intermediazione con istituti maltesi per il trasferimento di fondi, ma è caldamente consigliato agire in prevenzione.
Stratford Upon Avon. Foto di steve oprey, Pixabay
Perché trasferirsi in Inghilterra?
L'Inghilterra porta con se diversi punti a suo favore.
- Opportunità formative e lavorative: anche se il capitolo Brexit potrebbe ridurre parte della disponibilità sul piano lavorativo, gli investimenti stranieri sono ancora agevolati, producendo di fatto un impatto minimo sulle posizioni professionali.
- Clima internazionale: il multiculturalismo presente da decenni nel territorio permette esperienze uniche.
- Sistema meritocratico: come ogni paese nordico, anche l'Inghilterra vede la meritocrazia come modello lavorativo ottimale. A patto si comprenda la necessità di dover fare anche gavetta se necessario, con lavori non ai primi livelli, le occasioni professionali non mancano.
- Un sistema fiscale agevole, dove si lascia al contribuente la scelta del trattamento più favorevole.
- Bistrattata per il salato, la cucina inglese vede le sue famose “Bakery” come miniere di squisitezze dolci. La pasticceria inglese è, insieme alla loro passione per il tè, adeguata a tantissime occasioni. Che lusso avere scones caldi ad ogni ora!